Ad un soffio dall’inizio, abbiamo intervistato le personalità che ruotano attorno all’organizzazione del festival dal claim più ammiccante di questa stagione: il Woodoo Fest, dal 20 al 24 luglio a Cassano Magnago (VA).
Prendete la tenda da campeggio e gli abiti che più vi piacciono. Sì, va bene anche il pigiama. Sapete che c’è? Venite un po’ come volete, lo dicono anche loro, proprio lì, nel claim dell’iniziativa. Riempite i vostri zaini per raggiungerci dal 20 al 24 luglio a Cassano Magnago (VA). Se vi state chiedendo perché, bastano due parole per convincere anche i pochi rimasti: Woodoo Fest. Scopri l’intera programmazione qui.
Giunto alla sua settima edizione, dopo due anni di stop, il festival nel bosco riapre le proprie porte e lo fa al grido di: “Vieni come vuoi”.
Non è solo un giocoso titolo per invitare alla partecipazione ma una dichiarazione chiara: chiunque tu sia, sei benvenut*. Un tema, quello dell’inclusione, che necessita di attenzione e cura e che, per questo, è necessario illuminare nelle iniziative che ci coinvolgono emotivamente.
La musica, com’è chiaro, parla il linguaggio della sensibilità e del sociale e, proprio da questo, nasce il bisogno di organizzare un’iniziativa che metta in connessione il più ampio pubblico possibile, rendendolo partecipante e protagonista della creazione di una comunità che prende vita tra natura e spazi condivisi.
Inoltre, il Woodoo favorisce la creazione di legami e di collaborazioni da coltivare anche una volta giunti al termine dei cinque giorni. Abbiamo approfittato, quindi, dei pochi momenti liberi prima dell’istante in cui si creerà questa bolla magica, per parlare con Leonardo, che si occupa della comunicazione del festival dal 2014 e Matia, direttore artistico dell’iniziativa.
Com’è nato il Woodoo?
Leonardo: È una cosa divertente: Il Woodoo Fest ha avuto la sua prima edizione nel 2014. Era un evento molto improvvisato, creato da otto ragazzi che volevano portare qualcosa di alternativo nella provincia di Varese.
Volevamo fare qualcosa di un po’ più giovane. Il primissimo tentativo lo abbiamo fatto su questo palchetto piccolissimo, fatto interamente di tronchi di legno – molto rustica come cosa – era proprio in un’area verde, un piccolo rifugio. Le persone, però, hanno apprezzato tantissimo la scelta della location nonostante quell’anno, poi, avesse piovuto tantissimo.
Quindi, abbiamo detto: «Beh ragazzi, se è andato tutto bene e la gente è contenta, tanto vale che la rifacciamo l’anno prossimo, cosa può andare storto?»
Quest’anno ha luogo la settima edizione del festival con un claim molto interessante. Cos’è cambiato dalle scorse edizioni?
Leonardo: Dal 2015 al 2019 il claim è sempre stato: «Torniamo nel bosco», in realtà c’è anche quest’anno, però, lascia spazio a quello che vuole essere il messaggio, che è “Vieni come vuoi”. “Vieni come vuoi” è più un invito che uno slogan. Un invito rivolto a tutte quelle persone che vogliono andare oltre i concetti, le etichette e le categorie.
Il featival di per sé, ma così dovrebbero essere tutti i festival oggi, vuole essere un ambiente dove le persone possono venire a esprimere sé stesse, un luogo aperto.
Cosa vi ha portato a scegliere questo tema in particolare?
Leonardo: Siamo partiti pensando di ragionare sull’inclusività con un’accezione che, per noi, era positiva. Poi, parlando e dialogando con artisti, amici, conoscenti, è venuto fuori che in realtà, per alcuni, questo termine non è così positivo perché sottintende che c’è già una discriminazione di base.
Preferisco il termine “diversità”, perché ognuno può imparare dall’altro, può arricchirsi della natura degli altri.
Matia: È un tema venuto fuori come naturale prosecuzione di un processo che il festival stava già facendo. Il Woodoo è sempre stato un luogo senza forzature, in cui tutti potevano veramente sentirsi sé stessi.
“Vieni come vuoi”: un consiglio, un invito, una proposta. Voi come ve li aspettate i partecipanti di questo Woodoo dopo due anni di stop?
Matia: Sicuramente carichissimi! Lo sentiamo nei messaggi che arrivano durante l’attesa. E liberi! Liberi di essere e osare. Non solo dire “vengo come voglio”, ma provare a togliersi l’abito di tutti i giorni e trasformarsi. Speriamo di stupirli come proviamo a fare ogni anno.
Chiedete di venire come vogliamo ma voi come ci verrete al Woodoo?
Leonardo: Io verrò con tantissimi ghiaccioli! So che faranno quaranta gradi tutti i giorni e, visto che sarò nella postazione dove si lavora per i contenuti social, mi porterò due sacche, una con l’acqua e una con i ghiaccioli.
Nonostante il fatto di essere cresciuti, ce lo viviamo ancora molto bene il festival. Dopo sei edizioni sai un po’ come te la vivrai, però, c’è sempre un imprevisto, c’è qualcosa che succede e che non ti aspettavi e lì vedi che c’è sempre da stupirsi.
Una delle caratteristiche più belle del festival è quella di creare uno spazio che abbraccia e fa convivere molte realtà e sensibilità. Come vi comportereste se questo equilibrio pacifico, però, fosse rotto da un qualche inconveniente?
Leonardo: Riguardo a eventi che possono compromettere il messaggio del festival, cerchiamo sempre di prevenire il più possibile perché ci interessa che vada tutto bene, che il nostro pubblico si trovi bene. Insomma, che ci sia sempre un bel ricordo.
Quindi, cerchiamo di prevedere quello che potrebbe succedere per arrivare pronti in qualsiasi occasione. C’è da dire che, fortunatamente, abbiamo sempre trovato un pubblico attento e rispettoso. In più, all’interno dell’area campeggio e all’ingresso saranno affissi dei cartelli con delle indicazioni da rispettare sia per il rispetto dello spazio naturale che delle persone.
Matia: Forse queste energie positive che si respirano al Woodoo, ci hanno portati ad avere davvero pochi di questi problemi. È chiaro che deve essere sempre tutto nel rispetto degli altri. C’è, per questo, una squadra di sicurezza all’interno del festival che, nel caso in cui qualcuno vada a ledere la libertà altrui o si comporti in modo violento, è pronta a intervenire.
Il Woodoo non è solo musica. Quali attività sono in programma oltre ai concerti e quali saranno gli argomenti trattati?
Matia: C’è una mostra con le opere degli studenti selezionati da tutte le scuole IED d’Italia sul tema “Vieni come vuoi”, che verranno affisse in un’area allestita all’interno del festival.
C’è un artista, con cui abbiamo iniziato una collaborazione nel 2019, che creerà un’installazione in realtà aumentata.
Le attività “collaterali” sono molte: quella di market con la vendita di abiti personalizzati al momento, una sala giochi Arcade con dei cabinati degli anni ’80, nel campeggio ci sarà una ludoteca fissa, un laboratorio di origami e uno di tie-dye, il cine-underground con una serie di cortometraggi, i talk sulla sessualità e sulla conoscenza di sé e piccoli concerti nel pomeriggio, after party e molti altri eventi.
Galeotto fu il Woodoo Fest. Cosa mi dite dell’amore al Woodoo?
Leonardo: Per noi la tematica sessuale in un festival non va nascosta. È una componente che conosciamo bene, perché, per fortuna, abbiamo un ottimo rapporto con il nostro pubblico e ci dialoghiamo tranquillamente sia di persona che sui social.
Quello che viene fuori è che ci sono aneddoti meravigliosi su quello che succede al festival. L’atmosfera aiuta a costruire dei legami con persone che conosci già o che magari non conoscevi.
Molto spesso ci scrivono per ringraziarci perché ci sono delle coppie che nascono al Woodoo Fest.
Sconosciuti che si incontrano in un contesto per loro bellissimo, sotto il palco o in mezzo agli alberi o al campeggio, e accade qualcosa che magari fuori dal festival non sarebbe mai accaduto.
Rispetto a questo, abbiamo avuto collaborazioni per comunicare argomenti legati alla sessualità e alla prevenzione. Dalla distribuzione di preservativi gratuiti, ai talk, come anticipato, sulla sessualità, la propria scoperta della sessualità, la protezione e la prevenzione.
Quest’iniziativa permette di intravedere delle prospettive più fluide nel modo di interfacciarsi al mondo. Cosa fare quando si torna al reale?
Matia: Bisogna continuare a condividere queste idee. Speriamo di accendere delle scintille per poter continuare a parlare di queste tematiche. È giusto che resti una scia lunga che portiamo dentro con ricordi ed emozioni.
Cosa portereste del Woodoo nella vita di tutti i giorni? E cosa vi augurate che portino i partecipanti nelle proprie?
Matia: L’obiettivo del festival è quello di immergersi totalmente in qualcosa di magico. Per questo abbiamo deciso di fare il campeggio e di riempirlo di attività. Insomma, di dare un’esperienza completa, totalizzante. Ci auguriamo di poter portare avanti, insieme al nostro pubblico, lentamente, un messaggio di amore, condivisione e libertà.
Tra gli ultimi preparativi, zaini e aspettative, salutiamo chi lavora non solo per rendere magici cinque giorni pieni di musica e divertimento ma che spera di aprire nuovi orizzonti anche una volta usciti dal bosco di Cassano Magnago.
Non ci resta, quindi, che prepararci ad un’esperienza piena di suoni ed emozioni e poterci sentire, senza paura, liberi di andare al Woodoo Fest come si vuole ma con la sicurezza che ne usciremo comunque più impreziositi.
Con la speranza che il bosco incantato del festival, in futuro, possa arrivare nelle nostre città, nelle strade e nei quartieri che abitiamo per tutto l’anno, ci immergiamo in questa costellazione festante che brilla di diversità.